Joint Doctoral Centre

Doctoral association of research, 

psychological care and human development

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4 novembre 2024
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Neurodiversity and development: 

recognizing diversity in ways of thinking, learning, and moving

 

Nicola Crozzoletti, Ph.D.
Research Doctor, Psychologist and Psychotherapist – Italy

Joint Doctoral Centre-Association 
University Professor of Cognitive Anthropology and Human Behavior
UUPN / UPM / WOFA – University of International Law
International Affiliate Ph.D – American Psychological Association (ID No. C2204106390)

 

Affiliations and Contact Information:
Private Psychological Practice – Angera (VA) and Golasecca (VA), Italy
Email: psy.nicola@gmail.com
Website: www.nicolacrozzoletti.it
Mobile: +39 348 593 2282

 

Abstract

 

Neurodivergence and Development: Recognizing Diversity in Thinking, Learning, and Movement

Neurodivergence refers to the natural variability in cognitive, emotional, and behavioral functioning, often observable from early childhood. Conditions such as ADHD, autism, and learning disorders benefit from inclusive environments that recognize their strengths. Motor and sports activities, especially when guided by professionals with psychological expertise, can support self-regulation, attention, self-esteem, and learning. Recent research highlights the potential of neurocognitive physical activity in reducing ADHD symptoms through improved executive function. Embracing neurodiversity in educational, clinical, and social contexts promotes well-being, integration, and a shift toward a more inclusive and strength-based approach to human development. 

 

Il termine neurodivergenza si riferisce a quelle differenze nel modo di percepire, pensare, sentire e relazionarsi che si discostano da ciò che viene comunemente considerato “neurotipico”. Queste differenze, osservabili fin dall'infanzia, non rappresentano necessariamente un limite, ma esprimono la naturale varietà del funzionamento umano.

Durante il percorso evolutivo, alcuni bambini e ragazzi — ad esempio quelli con caratteristiche riconducibili all’autismo, all’ADHD, al disturbo oppositivo-provocatorio (DOP), ai disturbi specifici dell’apprendimento e ad altri profili neuroatipici — possono trarre particolare beneficio da contesti che riconoscono e valorizzano questa diversità.

In questa prospettiva, anche le attività motorie e sportive possono assumere un ruolo centrale. Sempre più frequentemente, si osserva come interventi guidati da figure professionali con competenze psicologiche, applicate all’ambito educativo e motorio, possano offrire un valore aggiunto nei percorsi di crescita. Queste attività non si limitano allo sviluppo fisico, ma possono sostenere aspetti legati all’autoregolazione, all’attenzione, alla cooperazione, all’autostima e all’apprendimento.

La comunità scientifica, in linea con questa visione, sta progressivamente orientandosi verso l’innalzamento del livello formativo all’interno dei contesti sportivi, riconoscendo il potenziale educativo e trasformativo del movimento. L’obiettivo non è solo quello di promuovere il benessere psicofisico, ma anche di integrare lo sport in un progetto più ampio di valorizzazione della complessità del comportamento umano, dell’apprendimento e delle intelligenze multiple.

Accogliere la neurodivergenza significa quindi non solo modificare lo sguardo, ma anche ripensare i contesti — scolastici, sociali, sportivi — affinché siano capaci di rispondere alla varietà dei modi di essere, crescere e imparare.

La comprensione delle neurodivergenze, in particolare dell'ADHD, ha assunto un'importanza crescente nel contesto della ricerca psicologica e neurocognitiva. L'ADHD, o disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è un disturbo neurocognitivo caratterizzato da problemi nel mantenere l'attenzione, comportamento impulsivo e un'eccessiva attività motoria. Questa condizione viene spesso identificata attraverso una serie di tratti comportamentali e deficit neurocognitivi che possono influenzare in modo significativo il funzionamento quotidiano degli individui colpiti (Peskin et al., 2015; Halperin & Healey, 2011; Rubia, 2018; )

Diversi studi hanno messo in risalto la complessità dell'ADHD, evidenziando che è un disturbo multifattoriale le cui manifestazioni possono variare notevolmente tra gli individui. Si stima che queste manifestazioni siano intrinsecamente legate a fattori neurobiologici e neurocognitivi, come compromissioni nelle funzioni esecutive, nella motivazione e nelle capacità di elaborazione delle ricompense (Cortese et al., 2012; Rubia, 2018; Nikolas & Nigg, 2013) . Attraverso scoperte recenti, è emerso che i deficit nella coordinazione motoria rappresentano una delle possibili strade attraverso le quali l'ADHD si manifesta, suggerendo un collegamento tra attività fisica e sintomi dell'ADHD (Morgan et al., 2016; Tamm & Juranek, 2012) .

Un tema di ricerca interessante è il ruolo dell'attività motoria neurocognitiva nella gestione dell'ADHD. L'attività fisica è stata riconosciuta come un intervento promettente, capace di migliorare le funzioni esecutive e, di conseguenza, ridurre i sintomi dell'ADHD. Studi clinici hanno dimostrato che esercizi fisici combinati a attività cognitivamente impegnative possono migliorare le funzioni cognitive, come la memoria di lavoro, che è spesso compromessa in bambini e adolescenti con ADHD (Liang et al., 2022; Chacko et al., 2014) . Slittamenti nel ragionamento fluido potrebbero essere mitigati attraverso approcci multimodali che includono l'esercizio fisico come parte integrante della terapia (Liang et al., 2022; Chacko et al., 2014) .

Inoltre, la neuroplasticità indotta dall'attività fisica è un campo di studio in espansione, dove si dimostra che l'attività motoria può rimodellare il cervello in modi benefici. La ricerca suggerisce che attraverso un modello di intervento che combina esercizio e competenza cognitiva, si potrebbe ottenere un miglioramento nelle abilità neurocognitive e nel comportamento (Ganguly & Poo, 2013; (Liang et al., 2022; . . In questo contesto, si dimostra che l'uso di esercizi struttura fisica per migliorare la coordinazione, insieme a obiettivi cognitivi, può essere particolarmente efficace, soprattutto nei ragazzi (Liang et al., 2022; Ziegler et al., 2021) .

Le attitudini verso la neurodiversità, che abbracciano disturbano come l'ADHD, si sono evolute per riconoscere il valore degli individui neurodivergenti nella società. Le ricerche hanno evidenziato come le caratteristiche uniche delle persone con ADHD possano tradursi in vantaggi strategici in contesti lavorativi e sociali, enfatizzando la necessità di un cambiamento di paradigma verso un approccio più inclusivo e consapevole delle loro potenzialità (Gujar, 2024; Quintero et al., 2025) . Abbracciare la neurodiversità nelle strutture aziendali non solo migliora l'ambiente lavorativo, ma promuove anche innovazione e rendimento attraverso la valorizzazione delle capacità distintive degli individui neurodivergenti (Gujar, 2024; Quintero et al., 2025) .

Infine, è importante notare come le definizioni di neurodiversità e neurodivergenza stiano evolvendo, portando a una maggiore comprensione delle diverse condizioni, come l'autismo e il disturbo da deficit d'attenzione, che spesso coesistono (Hoare et al., 2023; Knott et al., 2021) . Questo è un passo cruciale non solo in ambito clinico, ma anche nelle politiche aziendali e comunitarie che devono integrare e supportare adeguatamente le persone con ADHD e altre neurodivergenze nel loro sviluppo personale e professionale (Hoare et al., 2023; Pauli‐Pott et al., 2020) .

Conclusioni:

l'ADHD rappresenta una complessa interazione di fattori neurocognitivi e comportamentali che possono essere influenzati in modo significativo dall'attività fisica e dall'adozione di politiche inclusive all’ìinterno di un processo gestito osservato da figure specialistiche sanitarie psicologiche e specializzate in ambito sportivo. La ricerca continua a delineare il ruolo dell'attività motoria neurocognitiva e il potenziamento cognitivo come uno strumento importante e influente per migliorare la qualità della vita delle persone con problematiche attentive, memoria e impulsività, contribuendo alla loro integrazione e successione nelle varie sfere della vita.



References:
Chacko, A., Kofler, M., & Jarrett, M. (2014). Improving outcomes for youth with adhd: a conceptual framework for combined neurocognitive and skill-based treatment approaches. Clinical Child and Family Psychology Review, 17(4), 368-384.

Cortese, S., Kelly, C., Chabernaud, C., Proal, E., Martino, A., Milham, M., … & Castellanos, F. (2012). Toward systems neuroscience of adhd: a meta-analysis of 55 fmri studies. American Journal of Psychiatry, 169(10), 1038-1055.

Ganguly, K. and Poo, M. (2013). Activity-dependent neural plasticity from bench to bedside. Neuron, 80(3), 729-741.

Gujar, H. (2024). Unlocking potential: the strategic advantage of neurodiversity in the workplace. Journal of Business and Strategic Management, 9(2), 1-7.

Halperin, J. and Healey, D. (2011). The influences of environmental enrichment, cognitive enhancement, and physical exercise on brain development: can we alter the developmental trajectory of adhd?. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 35(3), 621-634.

Hoare, E., Reyes, J., Olive, L., Willmott, C., Steer, E., Berk, M., … & Hall, K. (2023). Neurodiversity in elite sport: a systematic scoping review. BMJ Open Sport & Exercise Medicine, 9(2), e001575.

Knott, R., Johnson, B., Tiego, J., Mellahn, O., Finlay, A., Kallady, K., … & Bellgrove, M. (2021). The monash autism-adhd genetics and neurodevelopment (magnet) project design and methodologies: a dimensional approach to understanding neurobiological and genetic aetiology...

Liang, X., Qiu, H., Wang, P., & Sit, C. (2022). The impacts of a combined exercise on executive function in children with adhd: a randomized controlled trial. Scandinavian Journal of Medicine and Science in Sports, 32(8), 1297-1312.

Morgan, J., Loo, S., & Lee, S. (2016). Neurocognitive functioning mediates the prospective association of birth weight with youth adhd symptoms. Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology, 47(5), 727-736.

Nikolas, M. and Nigg, J. (2013). Neuropsychological performance and attention-deficit hyperactivity disorder subtypes and symptom dimensions.. Neuropsychology, 27(1), 107-120.

Pauli‐Pott, U., Bauer, L., Becker, K., Mann, C., Müller, V., & Schloß, S. (2020). Parental positive regard and expressed emotion—prediction of developing attention deficit, oppositional and callous unemotional problems between preschool and school age. European Child & Adolescent Psychiatry, 30(9), 1391-1400.

Peskin, V., Ordóñez, A., Mackin, R., Delucchi, K., Monge, S., McGough, J., … & Mathews, C. (2015). Neuropsychological and dimensional behavioral trait profiles in costa rican adhd sib pairs: potential intermediate phenotypes for genetic studies. American Journal of Medical Genetics Part B Neuropsychiatric Genetics, 168(4), 247-257. 
Quintero, J., Rodríguez, A., Medina, J., Gálvez-Fernández, M., Nuevo, J., Mafé, C., … & Domínguez, A. (2025). Knowledge and perceptions of neurodiversity in the workplace: a cross-sectional survey of adhd and asd awareness among employees at a large corporation..

Rubia, K. (2018). Cognitive neuroscience of attention deficit hyperactivity disorder (adhd) and its clinical translation. Frontiers in Human Neuroscience, 12.

Tamm, L. and Juranek, J. (2012). Fluid reasoning deficits in children with adhd: evidence from fmri. Brain Research, 1465, 48-56.

Ziegler, M., Kaiser, A., Igel, C., Geißler, J., Mechler, K., Holz, N., … & Banaschewski, T. (2021). Actigraphy-derived sleep profiles of children with and without attention-deficit/hyperactivity disorder (adhd) over two weeks—comparison, precursor symptoms, and the chronotype. Brain Sciences, 11(12), 1564.